Vicini alle famiglie +IVA

#Civediamosabato/25 

Bentrovati!
Dopo la settimana appena trascorsa non possiamo non parlare delle politiche ipocrite relative a donne e ai bambini.

In molti paesi (tra cui il nostro) i governi sottolineano l’importanza della famiglia e della natalità come uno dei pilastri della società. Tuttavia, spesso assistiamo a un’ipocrisia toccabile con mano quando questi stessi governi aumentano le tasse su beni e servizi che colpiscono direttamente donne e bambini. 

Questa pratica solleva domande sulla coerenza tra retorica politica e azioni concrete.

Molti governi promuovono politiche o meglio emettono slogan che dicono di promuovere politiche pro-natalità e familiari, sottolineando che la crescita demografica è un dato importante per il benessere e la prosperità a lungo termine di una nazione. 

Questi portati politici, spesso liberali, sottolineano la necessità di sostenere le famiglie e di creare un ambiente favorevole per l’espansione demografica.

Sulla carta, perché poi che succede?

Succede che l’ipocrisia di queste “false manovre” (asili nido gratis ma solo per il secondo figlio il primo deve scontare di essere “solo”,..) si svela quando gli stessi governi aumentano le tasse su beni e servizi che sono essenziali per le famiglie e in particolare proprio per le donne e i bambini. 

Parliamo di prodotti per l’infanzia, articoli per l’igiene femminile, assistenza sanitaria materna e infantile, servizi educativi e persino beni di prima necessità come cibo e pannolini. L’aumento delle tasse su questi beni può mettere pressione economica sulle famiglie, in particolare sulle famiglie con figli.

Aumentare le tasse su beni che riguardano direttamente donne e bambini ha un impatto economico e sociale estremamente significativo oltre che simbolico. 

In primo luogo mette a rischio il benessere delle famiglie, costringendole a destinare una parte maggiore del loro reddito a spese essenziali; questo può essere particolarmente difficile per le famiglie a basso reddito, che potrebbero trovarsi in estrema difficoltà nel coprire queste spese aggiuntive.

Inoltre, queste politiche possono ritrovarsi a disincentivare la natalità, poiché le famiglie potrebbero essere scoraggiate dal mettere al mondo più bambini a causa del carico finanziario aggiuntivo. Ciò va contro gli stessi obiettivi di crescita demografica che il governo dice di voler promuovere, no?!

Simbolicamente cosa ci dicono questi slogan? 

Attivano delle fantasie, degli ideali, delle immagini stereotipate e permettono in primo luogo alla popolazione di definirsi, schierarsi. Del tipo io sono pro/contro queste politiche della natalità; sono “distrattive” ovvero permettono di far un gran rumore circa il dissenso o meno di queste manovre, se ne parla sui giornali, nei social, in tv, si discute, ci si anima.
Ma poi in Parlamento, nel silenzio generale, si mette in atto la manovra esattamente opposta. Et voilà!

Con quale obiettivo? Probabilmente provare a mascherare di non avere un programma di governo e provare a dissimulare la progettualità che a parole si era promessa alla cittadinanza prima delle elezioni. Questo probabilmente perché son governi che non pensano alla res comune, ai diritti, al senso di equità, uguaglianza. 

Son governi che pensano ad oggi, al qui ed ora senza alcun investimento nel futuro. 

I governi dovrebbero riconsiderare l’aumento delle tasse su beni e servizi legati a donne e bambini; dovrebbero invece cercare modi per sostenere queste fasce di popolazione, ad esempio attraverso esenzioni fiscali, agevolazioni per le famiglie e l’investimento in servizi pubblici di qualità, come l’istruzione e l’assistenza sanitaria. (Questo prevederebbe formazione, assunzioni, costruzioni di strutture, ..)

L’equilibrio tra uguaglianza e capitalismo si configura come una sfida complessa che riguarda l’interazione tra l’economia di mercato e l’obiettivo di creare una società più equa.(obiettivo di questo governo? Non credo). Mentre il capitalismo promuove l’iniziativa individuale, la competizione e la crescita economica, l’uguaglianza mira a ridurre le disparità sociali ed economiche. 

Il capitalismo, per sua “conformazione”, porta a disuguaglianze economiche, poiché premia il successo individuale e l’accumulo di ricchezza. 

Questo può creare divisioni sociali e rendere difficile l’obiettivo dell’uguaglianza economica.

Spesso nel capitalismo l’accesso alle opportunità è spesso diseguale; persone con risorse finanziarie e connessioni hanno un vantaggio nel competere e accumulare ricchezza, mentre coloro che partono da posizioni economiche svantaggiate possono rimanere indietro.

Per raggiungere un elevato livello di uguaglianza, spesso sembra necessario un forte intervento governativo per fornire servizi sociali universali come assistenza sanitaria, istruzione di qualità e protezione sociale. Il capitalismo può talvolta resistere a tali politiche, poiché possono essere percepite come una limitazione della libertà economica (argomento molto a cuore di questo governo).

Le grandi aziende ma anche la classe sociale più ricca spesso esercitano un’influenza significativa sulla politica e sull’agenda economica, ma questo è risaputo. Questo tipo di pressioni possono però condurre a politiche che proteggono gli interessi dei pochi a discapito dei molti, aumentando le disuguaglianze.

La competizione è un elemento fondamentale del capitalismo, ma può spingere alcune imprese e individui a cercare di ottenere vantaggi ingiusti o a sfruttare risorse in modo non sostenibile, spesso a discapito dell’uguaglianza e dell’ambiente.

I cicli del capitalismo possono avere un impatto significativo sulla disuguaglianza, poiché le persone più vulnerabili possono subire le conseguenze negative in misura più ampia sopratutto quando il capitalismo è in difficoltà, quando si presentano crisi economiche. 

In alcuni paesi europei assistiamo ad un tentativo di bilanciamento del capitalismo con l’inserimento di politiche sociali ed economiche che promuovano l’uguaglianza, come tassazione progressiva, sicurezza sociale e accesso equo all’istruzione e all’assistenza sanitaria,..

Trovare l’equilibrio giusto tra queste forze può essere difficoltoso, ma sembra essere un obiettivo importante per creare una società che sia al tempo stesso prospera ed equa.

Una società più prospera e più equa è anche e sopratutto una società che sta “meglio” che ha meno sofferenza psicofisica, e questo poi abbiamo già visto con i nostri occhi, sopratutto in questi anni post 2020.

Ma questo sembra non interessare il nostro governo. 

A sabato, 

Doc. 

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