La Psicoterapia nel 2025
Bentrovati, dopo una lunga pausa, #Civediamosabato torna.
Perché? Perché in tempi di disinformazione e tensioni globali, la psicologia non è un lusso, ma uno strumento per capire e affrontare ciò che ci circonda.
E allora, ripartiamo da qui.
Viviamo in un’epoca in cui le informazioni corrono più veloci della nostra capacità di processarle.
Da un lato, conflitti geopolitici, crisi ambientali e IA che sembrano volerci rubare il lavoro; dall’altro, video di dieci secondi che spiegano la psiche umana con la stessa profondità di un biscotto inzuppato nel latte. Il risultato? Diagnosi lanciate come coriandoli, “consigli psicologici” che sembrano usciti da un bigliettino dei Baci Perugina e la sensazione diffusa che la psicoterapia sia una sorta di confessionale deluxe.
E invece no. La divulgazione scientifica serve proprio a questo: a fare chiarezza, a distinguere tra un percorso terapeutico e una chiacchierata al bar, tra una diagnosi ben fatta e un “sei bipolare perché cambi spesso idea” detto dall’amica che ha visto troppi reel motivazionali.
Primo appuntamento
Poniamo delle basi: hai preso appuntamento e non sai cosa succederà varcata quella porta (fisica o digitale). Per prima cosa controlla le qualifiche, non basta essere “bravi ad ascoltare”.
Ogni psicologo e psicoterapeuta è iscritto ad un albo regionale accessibile a tutti dove si possono verificare formazione, competenze e indirizzi.
Ora, mentre cerchi di non sudare freddo all’idea di raccontare la tua vita a uno sconosciuto, ecco cosa puoi aspettarti.
I colloqui psicologici non sono un quiz a premi.
Non esistono risposte giuste o sbagliate (tienilo a mente che a noi piace un sacco dirlo a più riprese), né un timer che scatta se fai troppi silenzi. Il terapeuta è lì per capire chi sei, cosa ti ha portato fin lì e in che direzione potrebbe andare il percorso.
Come paziente vieni invitato a raccontare la tua storia, le difficoltà che staivivendo e le aspettative rispetto alla terapia. Lo psicoterapeuta ascolta attentamente, pone domande per approfondire aspetti emotivi e cognitivi e raccoglie informazioni sulla storia personale, familiare e sociale. Non è un interrogatorio né un esame di coscienza, ma un modo per creare una mappa iniziale del percorso.
Vengono chiariti i metodi di lavoro, la durata della terapia e il setting (frequenza e modalità degli incontri). Se speravi in una formula magica per risolvere tutto in tre sedute, spoiler: non esiste. Ogni percorso è personalizzato, e uno degli obiettivi iniziali è proprio valutare se l’approccio del terapeuta è adatto alle tue esigenze.
In sostanza, il primo colloquio è il momento in cui si pongono le basi. È un po’ come un date: serve a capire se c’è feeling e se vale la pena continuare.
Diagnosi
Diciamolo subito: la diagnosi non è un’arma di distruzione di massa. Non serve a incasellarti per sempre in una categoria, ma a capire quali strumenti usare per aiutarti al meglio.
Gregory Bateson, che la sapeva lunga, scriveva che la saggezza sistemica è la capacità di vedere le connessioni e le relazioni tra le cose, piuttosto che concentrarsi su degli elementi isolati.
Questo significa che una diagnosi, in mano a un bravo terapeuta, non è un’etichetta rigida, ma un pezzo del puzzle per capire come muoversi nel modo giusto.
Anche Franco Basaglia, nella sua critica all’istituzione psichiatrica, metteva in guardia dall’uso della diagnosi come strumento di esclusione o stigmatizzazione. In un’ottica psicoterapeutica, la diagnosi non può mai essere considerata un punto di arrivo, ma deve essere uno strumento flessibile per comprendere il paziente all’interno della sua realtà di vita, evitando di ridurlo alla sua sofferenza. La terapia, quindi, non mira solo a “curare un sintomo”, ma a restituire alla persona la possibilità di autodeterminarsi e di costruire nuove possibilità di esistenza. E con la perdona tutto il sistema cui appartiene: familiare, sociale e lavorativo.
Alleanza Terapeutica
L’alleanza terapeutica è quella cosa per cui ti senti capito senza che l’altro annuisca a caso. È fidarsi, sapere che puoi dire tutto senza essere giudicato.
Vittorio Lingiardi lo dice meglio: “La psicoterapia funziona quando due persone si mettono in relazione, si fidano l’una dell’altra e costruiscono insieme un senso.” Questo perché, senza fiducia, il percorso non funziona. Se hai il dubbio che il terapeuta non ti capisca, non ti ascolti o non faccia al caso tuo, vale la pena chiedersi se sia davvero il professionista giusto per te.
E soprattutto teniamoci bene a mente un aspetto fondamentale: la psicoterapia non è un “prodotto” che puoi ordinare su Amazon Prime con spedizione in 24 ore.
Richiede tempo, impegno e – sorpresa! – a volte può anche essere leggermente scomoda (a volte molto scomoda). Ma, come ogni cosa che ha un valore reale, funziona solo se ci credi e ci lavori.
E ancora di più: la psicoterapia è un percorso. A volte scomodo, a volte illuminante, mai lineare. Non è un prodotto da consumare al volo, né una soluzione immediata a tutti i problemi. È un viaggio, e come ogni viaggio che vale la pena fare, richiede tempo, impegno e un pizzico di fiducia nel processo.
Ci vediamo sabato prossimo.
Sempre qui, sempre senza risposte facili.
Doc.
Suggerimenti
📚Vittorio Lingiardi – Diagnosi e Destino
🎙️Daniela Collu – Sigmund S1E1
Nell’episodio “Tutto quello che avreste voluto sapere sulla terapia – ma non avete mai osato chiedere” del podcast Sigmund, Daniela Collu dialoga con la Dott.ssa Luana Morgilli, psicologa e psicoterapeuta, per chiarire dubbi comuni sulla terapia psicologica. La Dott.ssa Morgilli affronta anche le differenze tra le varie figure professionali nel campo della salute mentale, come psicologi, psicoterapeuti e psichiatri, chiarendo i rispettivi ruoli e competenze.
https://www.ilpost.it/episodes/tutto-quello-che-avreste-voluto-sapere-sulla-terapia-ma-non-avete-mai-osato-chiedere/
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