Come mai sono venuto stasera?

V: Ciao Michele, si lo so fa caldo non ti volevo disturbare infatti, volevo ragionare con te su una cosa.

M: Ciao Valeria, nessun disturbo, da bravi psicologi non ci tiriamo mai indietro quando si tratta di riflettere sulle cose…indipendentemente dal meteo!

V: L’altro giorno in macchina sentivo distrattamente la musica. Sai quando sei in macchina nel traffico e ti arrivano mail, messaggi, le chiamate e tu vuoi prenderti solo un secondo?

Ecco in quel secondo lì mi si è infilato Robin.

M: Il traffico è una costrizione che noi romani conosciamo bene, è una costante della nostra vita, ci accompagna sin da piccoli, quando non eravamo neanche noi a guidare! Si tratta di un periodo di tempo che possiamo sfruttare per comunicare o nel quale facciamo vagare la nostra mente (al contrario del nostro mezzo di trasporto…), posso capirti benissimo.

Quali parti della canzone ti hanno colpito?

V: Mi ha colpito l’utilizzo di una figura come quella di Robin. Mi ha colpito perchè sono cresciuta negli anni 80 e Batman era IL protagonista, ma a me piaceva Robin con il suo mantellino giallo.Ma Robin già al tempo non piaceva quasi a nessuno. Cremonini oggi sembra proprio utilizzarlo per descrivere il tempo che stiamo vivendo: “nessuno vuole essere Robin”.

Ed è vero, nessuno vuole essere l’Altro.

Immersi in una società ipercompetitiva, iperconnessa, che chiede senza dare, che impone come regola interna della propria vita “La Prestazione”, così tanto che stiamo crescendo adolescenti che non riescono a gestire “l’ansia da prestazione”.

E se ti guardi intorno, tutto è prestazione, dalle elementari al lavoro, sui social o nei rapporti umani, si richiede sempre una prestazione, e che questa sia anche all’altezza delle aspettative, per di più. Questo contesto socio-culturale nel quale viviamo e che forse i nostri padri hanno creato “per noi” sembra produrre “aspiranti Batman”.

Ma nessuno che voglia essere l’Altro, l’alternativa, la differenza.

Nessuno può (o può volere?) essere Robin, perchè l’altro non sarà all’altezza delle aspettative (ma abbiamo delle aspettative per Robin?).

M: Penso che questa canzone parli principalmente delle relazioni moderne e del rapporto con gli altri. E di conseguenza con noi stessi. Ci troviamo in una società ipertecnologica e quello che stiamo perdendo di vista è proprio il contatto umano, connessi con tutti ed in relazione con nessuno. Forse è per quello che Cremonini ironizza sui cani. Come se volesse suggerire che preferiamo l’amore “assoluto e devoto” dell’animale, rinunciando a quello con gli “umani” che potrebbe invece spingerci a metterci in discussione e rischiare di soffrire.

Come se volessimo proteggerci dalle emozioni negative, relazionandoci solo con gli aspetti positivi delle situazioni, volessimo prenderci solo i meriti, gli onori senza gli oneri.

V: Che poi non sto qui a demonizzare i social, assolutamente, ci scriviamo tutti noi, ci lavoriamo, lo abitiamo “lo spazio social”, però credo sia molto importante che tutti noi aumentiamo il livello di consapevolezza rispetto a come ci stiamo sui social, come li utilizziamo, cosa riusciamo a trarne.

Perchè il paradosso dell’iperconnessione che crea distanza umana è lapalissiano, ma se demonizzato rischia solo di produrre un iperinvestimento opposto e contrario. Invece credo sia importante capire perchè abbiamo sempre più bisogno come dici tu di “perdere il contatto umano”. Stiamo creando un collettivo iperdifeso, ma perchè? O meglio, da cosa si difende questo “aspirante Batman”? Credo sia importante che noi capiamo i perchè; proprio perchè da clinici lavoriamo sulle relazioni umane.

M: Nessuno vuole essere Robin appunto. Nessuno sopporta di essere il gregario, desiderano il 10 per poter tirare il rigore…vogliono tutti il palcoscenico, il faro puntato ed il ruolo principale.

Magari corroborato dal numero di like o di visualizzazioni. Amare invece vuol dire aprirsi, mettersi in gioco, esporsi. Perché vivere appieno ed essere comodi non vanno molto d’accordo.

Ma noi perché siamo finiti a fare queste riflessioni? Bella domanda!

 

 

Dott.ssa Valeria Tucci & Dott. Michele Spaccarotella

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