#Civediamovenerdi
15º Appuntamento
Questa settimana ho fatto il 2º richiamo del vaccino Anti-COVID-19.
Avevo un appuntamento già dal 1º richiamo, è stato tutto molto ben organizzato nei tempi e nei modi (complimenti alla Regione Lazio).
Alle persone all’ingresso viene consegnato un lungo (lunghissimo) consenso informato da compilare in ogni sua parte e firmato.
Le dosi del vaccino sono divise in sei siringhe, vengono tenute in un freezer e tirate fuori di sei in sei, le persone dunque vengono fatte avvicendare in una sala d’attesa rispettando spazi, aerazione e distanza e chiamate una per una per la somministrazione.
Al momento della convocazione per la somministrazione un medico si assicura che il consenso informato sia compilato correttamente e prende visione di ogni risposta del lungo (l’ho già detto lunghissimo??) documento.
Una volta stabilito che la persona può ricevere la dose e che non ha fattori di rischio legati alla somministrazione, viene fatta accomodare in una delle sale da un’infermiera.
Quando somministrano la seconda dose viene fatta un’anamnesi della reazione alla dose precedente e spiegato che la reazione post-vaccino può essere più impegnativa della precedente, ma non è una regola.
L’infermiera che mi inocula il vaccino mi dice di far attenzione alla mia cefalea (fedele compagna di una vita) che può scatenarsi di lì a breve. Ovviamente lei (la cefalea) lo sente e pensa bene di presentarsi subito – di lì a mezz’ora – mentre sono fuori, in macchina. L’idea di farmi accompagnare perché “non si sa mai” si rivela a posteriori fondamentale e necessaria.
Nel mio caso la risposta del corpo è stata più severa rispetto prima volta: mi è venuta la febbre, un po’ di affanno, un gran male alle ossa e, lei, la compagna di sempre, la maledettissima cefalea. Il tutto durato circa 78 ore di cui le prime 24 abbastanza impegnative, le seconde fino alle 48 già con promettenti segni di miglioramento, e le ultime a compimento del terzo giorno in netta discesa, con solo un po’ di spossatezza e di indolenzimento al sito di iniezione.
Racconto tutto questo per due motivi: il primo è che non c’è bisogno di nascondere la polvere sotto al tappeto sulle possibili reazioni avverse, perché, per l’appunto si tratta di polvere, di qualcosa che come arriva va via, parliamone per quello che è, un paio di giorni da schifo (e a molti va anche meglio di così) in cambio di tantissimi giorni senza più quel pensiero opprimente.
Il secondo motivo è qualcosa che ho già pensato razionalmente tante volte, come tutti, in questi lunghi mesi, ma di cui ho fatto esperienza fisica durante quella prima notte di sintomi.
C’è stato un momento chiaro, in cui alla mente mi è affiorata la consapevolezza che non era di una malattia che stavo soffrendo, ma il mio sistema immunitario stava avendo una reazione all’inoculazione del vaccino; che quindi tutto andava per il meglio, ed era l’unica cosa importante.
Da lì ho pensato costantemente a tutte le persone che a causa del covid sono malate in casa, soffrono, stanno male fisicamente, sono ricoverate sole in reparti senza orario di visita, distanti dai propri affetti, preoccupati per la propria salute con la paura dell’ignoto davanti a loro.
A loro va tutta la mia vicinanza, tutta la mia enorme comprensione della disperazione e della rabbia per l’essersi contagiati nonostante tutte le accortezze.
A te invece dico, non fregarti a un passo dal vaccino, proteggiti e proteggi chi ti è accanto finché non arriva il vaccino e fallo anche dopo, perché ricorda sempre che non è finita, finché non è finita.
Stai bene,
A Venerdì,
Doc.
[per domande, dubbi, perplessità
v.tucci.studio@gmail.com]
#Civediamovenerdi è una newsletter per provare a capirci qualcosa in più su cosa stiamo vivendo, su come lo stiamo facendo; per capire qual è il modo migliore per ognuno di noi di vivere ciò che lo circonda, per provare a rispondere a dubbi che emergono in questi giorni così difficili e faticosi.
Per iscriverti clicca qui http://eepurl.com/hhtN3r