#Civediamovenerdi /23

#Civediamo venerdì 23º Appuntamento

Ho pensato a più riprese se metterlo o meno nero su bianco, se dar voce o meno a questa sensazione orribile di preoccupazione mista a sbigottimento. 

Sono allenata ad utilizzare lenti differenti, a spostarmi dall’angolo, muovermi tra gli spazi, zoommare sui dettagli e tornare al panorama iniziale. Il movimento, il passo, il ritmo, il mood di questa danza mi permette di prendere, apprendere, esperire dal panorama. 

Un’interessante riflessione di Franco Farina sottolinea come educare alla vita significhi  coltivare la capacità di poter convivere con l’incertezza e l’ambivalenza, con la pluralità dei punti di vista; ma anche “inculcare la tolleranza della differenza e la volontà di rispettare il diritto a essere differenti”, supportare le facoltà di critica e di autocritica, saper assumersi le responsabilità di scelte e conseguenze, “addestrare la capacità di cambiare contesti” e per ultimo ma non meno importante quello di resistere (tenacemente aggiungo io) alla tentazione di rifuggire la libertà per l’ansia che questa sempre comporta assieme alla gioia per il nuovo e l’inesplorato.

Ecco. Nonostante tutto questo. Io, fatico.

Fatico molto a capire com’è possibile, com’è potuto succedere che durante la peggior pandemia globale degli ultimi 100 anni nel momento in cui arrivano i vaccini, quando parte un conto alla rovescia che dovrebbe emozionarcientusiasmarci, far vedere un’enorme luce in fondo al tunnel di angoscia in cui viviamo immersi dallo scorso Febbraio, le persone si trovano a voler scegliere il TIPO di vaccino. 

Com’è potuto succedere che informazione e strumenti a disposizione son divenuti inversamente proporzionali. 

Quando è iniziato questo cammino verso l’omologazione delle conoscenze, dei saperi. Dove ognuno sa un pò di tutto e quindi nessuno ormai sa davvero qualcosa nel profondo. 

Quando si è allontanata la medicina dalle persone, la medicina narrativa che il medico di base portava nelle case delle persone che visitava giorno dopo giorno e che oggi (in buona parte dei casi) difficilmente risponde al telefono. 

Quando siam divenuti tutti esperti di virus, reazioni avverse, percentuali di trombosi. 

Ho visto in queste settimane accatastarsi tonnellate di uomini urlare allo scandalo della trombosi collegata al vaccino di Astrazeneca (Vaxzevria da diverse ore) ma non ho visto nessuno mai avere tutti questi dubbi per la correlazione (invece quella si, scritta in ogni bugiardino) tra trombosi e assunzione di pillola anticoncezionale. Eppure milioni di donne assumono la pillola anticoncezionale spesso senza neanche fare prima le analisi di controllo.

Il lavoro enorme e disonesto della maggior parte delle testate giornalistiche italiane segue e in parte indirizza e incanala l’ansia di cui parla Farina. Dà in pasto a persone senza gli strumenti adeguati numeri, percentuali e false notizie senza l’ombra di una dignità

L’unico vero punto di riferimento per me, che di lavoro non faccio la giornalista ma ho bisogno di informarmi in maniera seria su ciò che ho attorno rimane il post. Tutto quello che gira attorno non solo lo schivo, lo blocco, lo segnalo, lo tolgo dalla mia vista. Perché nocivo. 

Perché ho molto chiaro in testa e nel cuore quella volontà di rispettare il diritto a essere differenti, e per me vale su tutto: gusti culinari, sportivi, sessuali, identità di genere, religione. Tutto. Difendo il diritto di ogni persona di esprimersi per come si sente di essere, differente o meno dalla norma, in quell’enorme insieme che è il sociale dove nessuno è migliore di nessun altro. 

Ma non quello di scegliersi quale tipo di vaccino fare (senza aver peraltro alcuna base scientifica su cui ipotizzare questa scelta) in un momento come questo più di ogni altra situazione della vita è necessario pensare a cosa è meglio per la collettività e non per noi singoli individui. 

Ed è meglio che se ne ho la possibilità io mi vaccini oggi con il vaccino a disposizione e non a Giugno con quello che io credo (o meglio mi hanno spinto a credere) sia il migliore su piazza. 

E sottolineo il ”mi hanno spinto a credere” perché tutto quello che stanno facendo la maggior parte dei quotidiani italiani è fregiarsi con orgoglio della medaglietta dell’infoedemia, ovvero la “circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili”(Treccani).

Siamo responsabili e responsabilizziamo chi è altro da noi. 

A Venerdì,

Doc. 

[per domande, dubbi, perplessità 

v.tucci.studio@gmail.com]

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