#Civediamovenerdi /27

#Civediamovenerdi

27º Appuntamento

Eccoci di nuovo, qui.

Ben ritrovato. No non ti sei perso nessuna mail (qualcuno ha cercato invano anche nello spam). 

Questa newsletter nasce su un bisogno espressivo personale, per mettere in gioco la mia parte di responsabilità collettiva. Io che guardo la realtà con gli occhiali del clinico e che ho il privilegio di ascoltare e vivere tantissime esperienze di vita differenti. 

Quel bisogno è venuto meno, e quelle newsletter non sono partite. Credo che questa passeggiata che facciamo insieme ha senso quando ho modo di tendere la mano e sopratutto quando ho qualcosa da dire. 

Siamo in un epoca storica in cui la svalutazione della competenza, degli strumenti di lettura del reale e l’appiattimento culturale vanno per la maggiore; sono più comoda a parlare di cose che conosco e sopratutto quando ho qualcosa da dire, quando mi sembra che posso aggiungere qualcosa alla discussione. Avevo bisogno di ascoltare, riflettere, prendere consapevolezza.

In queste settimane ho avuto modo di riflettere su diversi temi a me cari, uno dei quali è il diritto umano all’amore. Vedere Fedez sul palco del primo maggio citare quelle parole così offensive mi ha molto colpita. Ma non perché lo ha fatto Fedez, perché non lo aveva fatto nessuno prima in quella modalità così limpida, semplice, trasparente. Perché purtroppo siamo in un momento culturale in cui il DDL Zan (se non sai di cosa sto parlando fermati qui, apri google e cercalo; ti aspetto quando hai fatto) è considerato un enorme traguardo culturale. E a me atterrisce perché in uno stato democratico non ce ne sarebbe bisogno. 

“Ma questo è” direbbe mia nonna, ed è vero. Bisogna capire cosa abbiamo attorno, cosa non ci piace e cosa possiamo fare per cambiarlo. 

E il DDL Zan è un nobile tentativo di difendere figli e figlie lesionati per aver manifestato ed esperito il proprio diritto all’amore. 

Un altro aspetto di queste settimane che mi ha colpita riguarda invece il corpo. Sto velocemente recuperando The Handmaid’s Tale per arrivare alla stagione appena uscita; non mi dilungo ora sulla serie, lo farò più avanti con uno spazio dedicato. L’emozione che provo più spesso guardando gli episodi è rabbia. Collera pura. Per tutte le donne piegate ad essere chi non vogliono essere. Viviamo in un paese dove la disuguaglianza di genere è congenita, organizza e sistematizza il corpo sociale. 

I maschi sono in media poco inclini al pianto, virili, poco avvezzi all’igiene personale e della casa, appassionati di sport, incapaci a cucinare, non abili con le parole, con enormi aspirazioni lavorative. 

Le femmine sono piagnucolone, vittime degli ormoni, poco inclini al desiderio sessuale, desiderose di diventare mamme, appassionante di pulizie della casa, odiano qualsivoglia sport, amano le piante, chiedono poco in termini lavorativi in quanto il primo lavoro che devono osservare è quello della gestione della casa e dei figli.

A grandi linee l’Italia anni ‘60 è ancora qui. 

Ora. Sappiamo che ho esasperato dei passaggi, ma il binarismo di genere implica che appartenere o meno ad un genere significa manifestare o meno un certo tipo di inclinazioni che devono rientrare in quello che culturalmente e socialmente viene identificato come “maschile” / “femminile”. E molto di quello che era la base sociale nell’Italia degli anni ‘60 si è smussato ma è qui con noi. 

Siamo nel 2021 ma prova ad andare ad una festa di compleanno di un bambino e regalargli una bambola.

Non è cambiato molto.

Dobbiamo ancora lavorare moltissimo per permettere a quel bambino di ricevere una bambola per il suo compleanno e capire con lei il valore della cura, dell’attenzione. Dobbiamo lavorare molto noi in termini di divulgazione.

Fornire gli strumenti di lettura del reale può essere davvero l’unica strada da percorrere per camminare insieme in questa passeggiata culturale che ci permetta di contribuire da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni. 

A Venerdì,

Doc. 

[per domande, dubbi, perplessità 

v.tucci.studio@gmail.com]

#Civediamovenerdi è una newsletter per provare a capirci qualcosa in più su cosa stiamo vivendo, su come lo stiamo facendo; per capire qual è il modo migliore per ognuno di noi di vivere ciò che lo circonda, per provare a rispondere a dubbi che emergono in questi giorni così difficili e faticosi.

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