#Civediamosabato/17
Bentrovatə a tuttə,
per una serie di eventi appena accaduti o sul punto di accadere, siamo entrati politicamente e comunicativamente nella settimana “della donna”.
Per la prima volta nel nostro Paese abbiamo due donne in due snodi nevralgici del potere: una a capo del governo e del primo partito per consensi in Italia – Giorgia Meloni – e una a capo della segreteria del principale partito di opposizione – Elly Schlein.
Spoiler questa non è una gara per stabilire chi sia meglio: ciò su cui mi interessa porre l’attenzione è il modo pericoloso in cui il fatto di avere una donna al governo e una all’opposizione non ci debba (da femministə) far perdere di vista il portato emotivo e politico che portano entrambe nella collettività.
Mi spiego meglio, l’ingresso di Schlein sulla scena politica appare essere portatore di cambiamento: una politica che parla di matrimoni egualitari, diritti della donna, del bambino, diritti civili. Sono posizioni progressiste di allineamento con ciò che avviene in Europa nel 2023 (ricordiamocelo sempre). Chi ha festeggiato la vittoria di Schlein lo ha fatto perché incarna diverse sfumature della novità di una persona con quel portato politico in quel dato ruolo, per di più donna.
La Presidente del Consiglio, anzi IL Presidente del Consiglio, proprio in virtù dell’arrivo della festa della donna ha rilasciato un’intervista a Grazia dal titolo “RAGAZZE, LIBERIAMO IL NOSTRO POTERE” in cui si esprime al meglio di quello che è il suo contenuto e portato politico. Emerge in più riprese nella rivista ancora una volta la retorica TERF (Trans escludente) che fa parte del panorama valoriale cui lei appartiene. Una retorica che viaggia su diversi binari di questo paese, da quello burocratico a quello culturale. Una retorica che entra a gamba tesa nella quotidianità delle persone, impedendo di fatto l’affermazione dei diritti di autodeterminazione delle persone trans e non binarie. Uno dei principi fondatori della retorica TERF riguarda proprio la “pericolosità” dell’esistenza di questo tipo di persone (che ricordiamo non scelgono di sentire un’incongruenza di genere, ma la vivono) per l’identità delle donne, come se avere una libertà ne cancellasse un’altra. Il Presidente del Consiglio in quest’intervista impedisce di fatto l’autodeterminazione delle persone trans e non binarie negando loro un diritto che lei stessa ha utilizzato per sè “esigendo – come sottolinea Borrelli su Instagram – con una circolare del Consiglio dei Ministri che ci si rivolgesse a lei al maschile”.
Nella stessa intervista non possiamo non notare l’altro punto fondamentale che la destra italiana mette in discussione tramite le parole della sua esponente più in vista: il diritto di autodeterminazione dei “corpi” ovvero trovare il modo di impedire il ricorso al diritto all’aborto sul territorio italiano.
Il Presidente del Consiglio non perde occasione di ribadire un vecchio dettame del conservatorismo italiano: una famiglia è tale solo se ha un padre e una madre, di fatto disconoscendo le migliaia di famiglie arcobaleno che abitano il territorio di cui lei è rappresentante.
Quanto è pericolosa la narrazione di una donna di destra che con il suo “ruolo” sdogana le libertà femminili se poi di fatto parla di oppressione, famiglie di serie a e serie b, non parla di diritto al reddito, alla casa, alla cura, alla salute? Quella donna che appartenendo a quell’orientamento politico parla in tutti i modi di repressione dell’espressione dei diritti delle donne?
Quel che mi preoccupa è il linguaggio, il modo in cui si parla di un certo tipo di portati emotivi, delle libertà delle persone in un modo che è negante dei diritti dell’altro, con violenza e odio.
C’è quindi una donna che sul tavolo del dibattito pubblico porta l’altro, la differenza, come risorsa: come ricchezza. Un’altra donna porta la differenza come distanza, la vive con paura, con timore: come pericolo. Da una parte i confini come terreno di incontro, dall’altra come terreno di scontro, e lì dove sono disegnati in acqua, drammaticamente, di morte.
Da una parte abbiamo i diritti di tutti, dall’altra quelli di alcuni.
E noi dove ci posizioniamo? Guardiamoci dentro e cerchiamo di capire davvero il nostro modo di relazionarci all’altro. Capiamo quanto odio abitiamo, e in caso lavoriamoci su.
Ci vediamo sabato,
Doc
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