L-Otto tutto l’anno

Bentrovatə a tuttə, 

chiudiamo con questo weekend la settimana “della donna”, nella quale assistiamo anno dopo anno ad un numero sempre più crescente di aziende che fanno pinkwashing

L’8 Marzo ovvero la “ Giornata Internazionale della Donna” non è una festa ma una ricorrenza, che in Italia si è ripreso a celebrare dal 1946, scelta come data politica per accendere una luce sulle condizioni sociali e di lavoro delle donne. 

L’attenzione andava – e andrebbe – posta di più sul peso e sul ruolo che la donna ricopre nella società e di quanto sia spesso in posizioni non nevralgiche della società.

La scelta del fiore è stata fatta da Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei, tre donne comuniste, tre donne della resistenza.

L’account Instagram @lhascrittounafemmina ci ricorda che per far passare la mozione Teresa Noce inventò una leggenda cinese, la mimosa come simbolo della femminilità, e la scelse volutamente un fiore povero, reperibile da tutti, che ri-portasse l’attenzione sui temi politici della giornata e non su altro; un fiore “presente e invadente, che lussureggiava per le strade. Profumo e colore”. 

Anche quest’anno abbiamo visto sfilare le donne l’8 Marzo e anche quest’anno abbiamo letto e sentito le polemiche legate allo sciopero. 
Fissiamo dei punti: lo sciopero è una forma di lotta e rivendicazione. La sottrazione al mondo del lavoro da parte delle donne evidenzia infatti in che modo e forma le stesse sostengano e mantengano in piedi fette di collettività quasi completamente da sole (scuola, settori di cura); rivendicazione delle tutele e dei diritti delle donne. 

Ci sono ovviamente anche qui privilegiate e non, ovvero chi può permettersi di scioperare e chi no: e qui vale una sola regola si sciopera per tutte, a sostegno di tutte.

Sono tante le voci di donne che si sono espresse politicamente in questo 8 Marzo, che hanno trovato anche grazie ai social spazio di espressione e condivisione. 

La parola è uno tra gli atti politici più potenti che abbiamo a disposizione, la parola è condivisione, autodeterminazione, libertà e partecipazione alla vita collettiva. 

Per questo vorrei oggi raccogliere diversi titoli di libri, audiolibri e podcast che trovo interessanti spunti di riflessione su un femminile politico che parla, condivide, ragiona e suggerisce letture del reale che circonda, perché in fondo siamo qui per questo.

Partiamo con “La Rete non ci salverà” di Lilia Giugni, un reportage tecnologico e femminista sulle disparità legate al mondo di internet così come lo usiamo oggi. Se internet ci dava l’illusione di nuovi spazi di dialogo e di interconnessione, oggi sta divenendo sempre più uno spazio che rappresenta e alimenta le marginalizzazioni presenti nel collettivo che abitiamo. 

Un’altra lettura interessante è sicuramente Donata Columbro con il suo “Ti spiego il dato”, un pamphlet in cui possiamo leggere un’analisi dei dati che produciamo camminando, messaggiando, facendo i vocali o interagendo sui social. Questo volume permette di muoversi con consapevolezza tra oggetti ed etichette.

Altro libro interessante sul mito della bellezza è sicuramente quello di Maura Gancitano “Specchio delle mie brame”, lo suggerisco spesso ai genitori di adolescenti perché parla della cultura della bellezza e di come possiamo lavorare sugli stereotipi legati alla bellezza, al corpo soprattutto femminile, ma non solo. 

Per ciò che riguarda i podcast, si parte con “Morgana – il corpo” di Chiara Tagliaferri, Michela Murgia con l’aiuto di Dario Nesci, spazio nel quale vengono raccontate le storie di chi utilizza  il proprio corpo come miglior mezzo espressivo di sé. 

Maschiacci”, condotto da Francesca Michielin prodotto da Dog-Ear; descritto come “spazio per dare spazio”, dedicato a chi abita nell’ombra costante degli stereotipi, dei limiti culturali, del patriarcato.

Infine “Corpi Liberi” di Silvia Ranfagni e Giovanni Piperno, una produzione di Spotify Studios in collaborazione con Chora Media: si parla di corpi, libertà, genere e genitorialità, di come possano questi elementi interagire tra loro e creare nuovi spazi di confronto e autodeterminazione

Non dovremmo mai dimenticare la storia perché ci può orientare nel leggere il reale che ci circonda. 
​Ci ricorda chi siamo, può indicarci dove andare. 

Ci vediamo sabato, 

Doc 

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