#Civediamosabato/20
Bentrovatə a tuttə.
Ieri 31 Marzo si è celebrata l’International Transgender Day of Visibility (TDoV), ovvero la Giornata Internazionale dedicata al supporto e alla promozione della visibilità della comunità T.
Designato per la prima volta dell’attivista Rachel Crandall nel 2009, il TDoV rappresenta l’occasione per riflettere su discriminazioni, pregiudizi, stereotipi e violenze cui sono sottoposte le persone transgender.
L’identità si riferisce alla percezione che ogni individuo ha di sé stesso, della propria consapevolezza di esistere come persona in relazione con l’altro, con quegli altri che formano i gruppi sociali nei quali tutti viviamo come famiglia, scuola, lavoro, ma anche nazione. La percezione dell’identità non è solamente individuale, ma poggia le sue fondamenta nell’incontro con l’altro all’interno del quale si svolge un riconoscimento reciproco (individuo-collettivo).
L’intero spettro che le persone la cui identità e/o comportamento di genere differiscono da quanto stabilito dalle norme culturali, per quel determinato sesso o che non si sentono a proprio agio nel genere assegnato loro alla nascita sulla base del sesso biologico, viene denominata varianza di genere.
L’insieme degli aspetti che descrivono la sessualità di una persona, quindi il sesso, il genere, l’orientamento sessuale e l’identità di genere viene definita identità sessuale.
Le identità sessuali “non conformi” sono tutte quelle che storicamente son state considerate un’eccezione alla (parola oscena) “normalità”, dunque tutte quelle identità sessuali diverse da quelle cisgender ed eterosessuali.
Con il termine cisgender si intendono tutte quelle persone (maschi o femmine) che si riconoscono nel sesso assegnato alla nascita e possono essere eterosessuali, omosessuali o avere altri orientamenti sessuali; queste persone sono la maggioranza per quel che ne sappiamo dagli studi di genere dedicati.
Le persone transgender invece sono quelle persone che non si riconoscono nel sesso associato alla nascita, che desiderano o meno modificare il proprio corpo e/o il proprio aspetto esteriore. Quelle che provano disagio verso il proprio corpo e che manifestano la volontà e il desiderio di fare un percorso di affermazione di genere mostrano alti livelli di incongruenza di genere (già denominata dai manuali diagnostici disforia di genere).
La sigla LGBTQIA+ è usata per descrivere la comunità formata da chi ha identità sessuali non conformi e nel tempo è stata allungata per rappresentare più persone possibili: fu introdotta tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio degli anni 2000. Inizialmente comprendeva solo lesbiche, gay, bisessuali e trans (LGBT); più di recente son state aggiunte la Q di queer, la I di intersessualità e la A di asessuali, con un segno + in fondo a indicare la maggior inclusività possibile e tutte le altre definizioni non conformi di sé.
Ogni percorso di affermazione di genere è un percorso a sé, quindi difficilmente generalizzabile, ma ogni persona che lo affronta si trova a fare i conti con i protocolli che lo regolano su tutto il territorio nazionale.
A Giugno 2018 l’OMS ha annunciato ufficialmente che per la stesura dell’ICD-11(il sistema di classificazione internazionale delle malattie, incidenti e cause di morte e dei problemi correlati dell’OMS) la Disforia di Genere viene rimossa dalla categoria dei disordini mentali per essere inserita in un nuovo capitolo denominato “condizioni di salute sessuale” e da lì in poi prende il nome di Incongruenza di Genere.
E’ importante sottolineare che i livelli di sofferenza legati all’incongruenza di genere sono legati principalmente a fattori sociali come lo stigma, la transfobia, i pregiudizi, le discriminazioni, nonché le scarse relazioni con il gruppo dei pari e gli atti di bullismo.
Come dicevamo sopra non tutte le persone che presentano Incongruenza di Genere sentono la necessità e il desiderio di modificare il proprio corpo.
Chi ne sente la necessità ha davanti un percorso fatto a step che va dall’ottenere la valutazione che rilevi l’Incongruenza di Genere alla Chirurgia per la riattribuzione chirurgica e che passa per la terapia ormonale sostitutiva.
Per il TDoV 2023 a Roma un festival dedicato, venerdì all’Esc Atelier in collaborazione con le principali associazioni trans* romane (Libellula, Le Tre Ghinee e GenderX), uno spazio dedicato a sex working, persone trans* e diritto al lavoro; ma anche fluidità di genere.
C’è stato anche lo spazio per lo stand up comedy di Simonetta Musitano, la musica di Ginevra Morsili e djset di La Pucci e Fouturista.
L’Italia è tra i paesi più arretrati d’Europa nel riconoscimento delle persone transgender. Al centro del dibattito politico dovrebbero esserci le nuove generazioni: i loro bisogni, i loro cambiamenti e il loro modo di stare al mondo che pretende ascolto.
Per farlo è organizzata per oggi 1 Aprile a Roma la prima manifestazione per i diritti dei giovani transgender.
“Protect Trans Youth” è lo slogan scelto dall’iniziativa promossa dall’associazione “Gender X” e Libellula per rivendicare i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza delle persone transgender.
Il corteo partirà alle 14 dal quartiere Esquilino a Piazza Venezia.
Lunghissima è la lista delle adesioni arrivate anche nelle ultime ore, possiamo leggerle agilmente qui.
Ci sono delle buone pratiche da tenere da parte della società, queste passano sopratutto per l’utilizzo di un linguaggio inclusivo, usando il nome scelto dalle persone transgender, evitando facili cliché e mettendosi sempre in ascolto dell’altro.
Ci vediamo sabato,
Doc
Riferimenti:
http://www.facebook.com/GenderXinfo/
https://abbonati.ilpost.it/prodotto/cose-questioni-di-un-certo-genere/
#civediamosabato è una newsletter per provare a capirci qualcosa in più su cosa stiamo vivendo, su come lo stiamo facendo; per capire qual è il modo migliore per ognuno di noi di vivere ciò che lo circonda.
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